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domenica 30 luglio 2017

PIANGI INGHILTERRA,PIANGI

Caro Charlie, grazie.Ora sei fra le braccia di Dio e vedi tutto. Vedi quanto ti amano i tuoi genitori e quanti invece ti hanno considerato un oggetto da buttare perché senza speranza. A noi tutti ci hai riaperto gli occhi e ci hai fatto vedere il vero volto della civiltà anglosassone.
La famosa giustizia inglese, tanto decantata dagli intellettualoidi nostrani.,
ha mostrato come sia opinabile,anzi negativa la funzione del giudice quando essa è ad un tempo giudice e legislatore. In Italia, pur fra tante critiche la nostra magistratura non fa leggi, ma opera applicando la legge. Funziona sempre da tanti secoli il diritto romano per fortuna, con tutti suoi limiti ma sempre distinguendo i compiti fra potere legislativo e potere giudiziario. Così abbiamo visto giudici che valutano gli interessi di un neonato, "di non farlo soffrire e di " darli morte dignitosa", ma si scordano, che nei suoi interessi, vi sono anche quelli di tentare ogni terapia che possa avere una speranza scientifica di salvezza.
Che meraviglia il sistema sanitario inglese! Decide l'ospedale la vita o la morte del paziente, così si risparmiano costi e non si da adito a considerazioni sui limiti scientifici dell'ospedale e non vi sono inchieste sulla validità delle cure ricevute dal paziente. Da noi vi sono tante inchieste sui comportamenti dei medici e degli ospedali, che permettono di capire quanti sbagli possono essere fatti, sia in buona fede, sia in mala fede. Conoscere attraverso gli scandali, ma anche attraverso i traguardi di eccellenza il proprio sistema sanitario è una grande garanzia per una civiltà sanitaria di un paese. E poi detto alla buona, se da noi uno chiede di spostare un paziente da un ospedale ad un altro, magari all'estero, ottiene subito lo spostamento con soddisfazione di tutti, perché si libera un letto.
Il non "fare soffrire il paziente" e la "morte dignitosa" sono frasi che oggi vanno di moda; sono sulla bocca di tanti consapevoli o inconsapevoli che i due termini che non hanno nulla a che fare con "l'accanimento terapeutico" e con "il dolore". Frasi così fanno effetto perché la morte e il dolore fanno paura. Ma noi che ne sappiamo scientificamente di questi due stati? Molto poco.
Noi sulla "morte" sappiamo solo che un organismo ha cessato di funzionarie e per varie ragioni non riusciamo a farlo rifunzionare. Per la verità non sappiamo neanche cosa sia "la vita". Forse non lo sapremo mai.
Sul "dolore" sappiamo molto di più, ma sappiamo anche che man mano che l'organismo cede alla malattia, tutte le sensazioni si affievoliscono. Oggi non si parla più della "agonia", ma chi è stato vicino negli  ultimi giorni o negli ultimi minuti ad un agonizzante, sa che il suo pensiero è rivolto alle persone a lui care, o perché le lascia o perché le vede vicino a lui oppure ha paura di rimanere solo in questo passaggio o termine, ma non sente più dolore. Vi è un interessante letteratura antica e anche, ma poca, moderna, che ci fa capire quanto siamo distanti dal conoscere cosa sia "il morire".
Per ultimo la sciocchezza più grossa"morte dignitosa". In antico ai morenti si dava dell'aceto perché rilassava rapidamente il morente affrettando la morte. Nei secoli più vicini a noi ,si dava ai morenti specialmente sui campi di battaglia da bere, una bottiglia di alcolico che univa gli effetti dell'aceto a quelli per un sonno finale. Oggi nelle cliniche e negli ospedali si agisce con preparati chimici dagli effetti multipli per i malati terminali.
In tutti questi casi si pensa di cancellare l'agonia. Ma sarà vero? Ma dove è la "dignitosità" in questi trattamenti e nel malato che muore? Vedo una pietà, in colui che crede di alleviare un dolore e la paura di chi muore, ad affrontare il mistero dell'agonia. Ma non vedo dignità diversa in questo modo di morire, rispetto a chi affoga nel mare, a chi muore in un incidente stradale, a chi viene scannato con la tortura, a chi muore sotto un bombardamento o a chi muore senza assistenza medica in una capanna.
Grazie ancora piccolo Charlie, che hai fatto piangere chi ti voleva bene, chi crede che bisogna combattere le malattie fino all'ultimo momento, chi crede che la vita sia un dono di Dio. La tua condanna a morte sarà ricordata come un infamia per il paese che l'ha sentenziata.