Translate

domenica 26 luglio 2020

#civiltà #secoloXXI° --Una cultura mancata e il secolo della paura.

(autore Emanuele Valentini)

    In Italia sta scomparendo la generazione degli anni trenta e quaranta. Sono prima andati via gli italiani e le italiane più deboli economicamente di questa generazione e negli ultimi due anni abbiamo visto anche la scomparsa dei ceti più benestanti. Quante commozioni per queste ultime personalità e quanti elogi. Nessuno si commuove o elogia chi ha materialmente costruito il presente con il proprio semplice o meno semplice lavoro, 
    Ora la morte è nella legge della natura, si nasce, si vive, si muore. L’uomo non riuscirà mai ad alterare questa legge perché questo comporterebbe la fine dell’umanità.
   Ma vediamo che cosa lascia questa generazione che sta scomparendo alla società in cui è vissuta.
    I più deboli economicamente lasciano una ricca eredità alla società; con il loro modesto lavoro di tutti i giorni, hanno concorso alla costruzione di tante opere materiali e immateriali, per il loro lavoro tante cose si sono potute realizzare, hanno dato vita a nuove famiglie, hanno portato avanti sogni e speranze alcune realizzate altre no, hanno concorso con il loro lavoro di tutti i giorni a cambiare in positivo termini economici e sociali di questa attuale società.
    I più forti economicamente hanno beneficiato e spesso sfruttato i risultati di questi lavori. Ma è mancato alla maggior parte di essi la voglia e la capacità di utilizzare la loro posizione più favorevole per dare una cultura positiva sociale alla società italiana, anzi spesso per ragioni di successo e di guadagno hanno portato alla società tutta un regresso morale e culturale.
   Quasi nessuno di essi si è preoccupato dei cambiamenti culturali e morali che il regno televisivo instillava nel sociale. 
    Lo svago che dava la TV era una carota per farli lavorare meglio e distrarli e farli sognare il domani.
    Nessuno che poteva e sapeva, tranne qualche politico di sinistra chiamati con disprezzo rigoristi, ha mai osato dire che lo spettacolo televisivo fra lustrini, luci e corse alle lotterie dava anche la cultura del rigetto del povero, che la ricchezza è tutto, che ogni modo è giustificabile per raggiungerla, che quando si vede la disgrazia degli altri è motivo per ridere e non di preoccuparsi del male che subisce, “peggio per lui”, e che conta solo il proprio interesse anche a scapito dell’altro, e che il furbo vince e l’onesto perde, che il nemico è chi limita la libertà di fare anche quello che danneggia ingiustamente la libertà degli altri, scordandosi che la “democrazia” vera si basa sempre su eguali diritti e doveri.
    L’elenco sarebbe lungo, ma ci fermiamo qui perché le conseguenze culturali sono gravissime.  
   Oggi per molti, i più influenzabili, non esistono regole morali, ognuno può fare quello che li pare pur di guadagnare o difendere i propri privilegi, li spettacoli TV con i loro lustrini scintillanti e con film al limite del lecito, ci mostrano l’esaltazione della litigio e della violenza.
     Così oggi le generazioni degli anni 50-60 hanno paura, sono in costante fuga da tanti supposti o reali pericoli che la vita ci circonda. Ma scappare non serve ma bisogna avere la forza di cambiare per un futuro migliore per i loro figli.