Translate

martedì 18 dicembre 2018

Diario storico del terremoto vissuto.

Una verace descrizione del terremoto del 30 Dicembre 2016.
Finalmente abbiamo trovato una una umana descrizione di chi ha vissuto il terremoto del 2016 nelle Marche che era stato preceduto da altre scosse su un giornaletto locale
“ La voce del Beato Ugolino “ .
        Una signora giovane, Maura,  descrive intensamente quello che ha provato quando è arrivata la scossa che non finiva mai. Pubblichiamo questa cronaca foto storica del vissuto, anche perché alcuni di noi hanno provato scosse di terremoto Umbria-Marche e sanno che quello che è scritto è vero.
                                               -----------------------
         PREMESSA:Tutto è iniziato la notte del 24 agosto, terremoto ad Accumoli Amatrice, estate calda, villeggianti che trascorrevano gli ultimo giorni di ferie per poi ritornare a casa. Il dramma di tutti quei morti, la paura e l’angoscia di non sapere che fare
          In fondo eravamo abituati al terremoto, già nel 97 avevamo sentito il suo vibrare, il suo muovere la terra ed il suo urlo. Decidemmo di andare a dormire nella camera al piano terra, pronti a scappare, pronti a prendere il sacco all’ingresso che come anche nel 97 conteneva l’essenziale di abbigliamento: calzini , giacconi, maglie tutto per il vestiario.
         Poi i giorni  passarono e la paura lì per lì svanì nascosta dietro a tutti i sentimenti, pronta a uscire fuori al minimo movimento.
         Eccoci alla sera del 26 ottobre che  ha cambiato la nostra vita: ci sono state due scosse e la seconda piu forte ci ha visto uscire di casa di corsa con il cuore in gola mentre tutto tremava: terra, case, cancelli…..è notte e mentre corriamo, in un luogo sicuro, va via la luce; buio totale solo il frastuono dei muri delle case, e nel buio i tuoi occhi non vedono ma le tue orecchie ascoltano e tutto è elevato a potenza; corri ma la strada si muove cosi tanto che sei obbligata a fermarti e il rumore delle case diventano dei rumori strazianti cigolanti, lo stesso rumore del battere la pietra contro pietra. Poi il silenzio, tutto si ferma.
          E’ quindi dal 26 ottobre che decidiamo di dormire in macchina……
          30 OTTOBRE 2016, La grande scossa.
          Sono cinque giorni che dormiamo in macchina: siamo stanchi. Non è per niente comodo dormire in auto anche se grande e spaziosa, i muscoli e le ossa si ribellano a questo.
Decidiamo di andare a dormire a San Martino: li c’è una stanza che ha una uscita che si apre dall’interno verso l’esterno. Ci sentiamo sicuri. Certo è che si dorme con la porta semi aperta e vestiti; abbiamo l’impressione che debba accadere qualcosa non so; i nostri sensi sembrano essersi risvegliati ma cerchiamo tra di noi di non esprimere le nostre emozioni come per non far preoccupare l’altra persona: tutto è in quiete.
Già alle 4 del mattino di domenica 30 Ottobre sentiamo una forte scossa. Ci alziamo e restiamo, in quell’attimo, in attesa che si fermi. L’ho detto i sensi si sono risvegliati e l’udito è diventato super sensibile:  Ecco il tremore della casa è finito possiamo riadagiarci nuovamente sul letto e cercare di riposare ancora un po’ di ore.
Ma mentre i sogni ti avvolgono nei più bei mondi ecco che casa comincia a tremare. E’ un attimo e ci ritroviamo in piedi , il nostro udito aspetta la fine ma questa volta non è così.  Comprendiamo, proprio in quell’attimo, che questa volta il terremoto non si placa ma anzi aumenta in intensità. Costantemente, in un momento, capiamo che dobbiamo uscire , ma la casa si muove così forte che non ci da la possibilità di muoverci; non solo ondeggia ma si alza e si riabbassa. Eppure la porta è li davanti a noi, basta un salto per riuscire ad aprire con le mani le ante verso l’esterno e saremo fuori. Non riusciamo a fare un passo ma l’istinto ci aiuta e con un balzo ci buttiamo verso la porta: ecco si apre e con le mani e il corpo sdraiato scendiamo i gradini arraffandoli per poter scivolare e ritrovarci sull’erba.
E qui nel frastuono delle case cigolanti e l’urlo potente del terremoto, sentiamo, sdraiati sull’erba , l’ondeggiare rabbioso della natura. Il nostro corpo viene invaso da una forte susseguirsi di onde e comprendiamo che questo è il terremoto: urla e flutti terreni che ti lasciano il fiato in gola.
In quei frangenti non abbiamo ne parlato ne urlato ma alla fine ritrovandoci per terra ed ascoltato sul proprio corpo il camminare del terremoto abbiamo sussurrato: “qui è crollato tutto “.
Ci siamo ritrovati tutti in piazza a Fiegni e lì, frastornati, increduli, impauriti e terrorizzati abbiamo deciso di andare a dormire alla rotonda.
E qui devo ringraziare tutte le persone che hanno condiviso questa esperienza straordinaria.  Sono state tre settimane di pura psicanalisi. Lo stare insieme, il convivere, il poter ridere, il dirsi buonanotte e sentire dopo un po’ di ore l’abbaiare ringhioso di Bubbu che da sotto le lenzuola di Peppa dava il benvenuto a Claudio che rientrava; il cenare uniti offrendo ognuno quello che poteva o aveva preparato.
Il parlare del terremoto, della nostra paura, il cercare di tranquillizzarci sdrammatizzando o cercando, nella nostra maniera, di dare una mano a chi te la tendeva anche solo con lo sguardo.
E poi le domeniche ad allestire il tavolo dove Don Oreste avrebbe celebrato la messa, il preparare di Mario la croce con due pezzi di legno appoggiati su un pezzo di pane benedetto; il pranzo domenicale preparato da tutti noi: per essere sinceri dalla bravissima Gemma, Adalgisa, Peppa pronte ad offrire al nostro palato piatti semplici ma gustosi (da leccarsi i baffi) e per non farci mancare niente il buonissimo salame, fatto in casa da Mario Cicola: il ridere, il parlare, il preoccuparsi, l’esprimere le proprie sensazioni, paure e dubbi. A me ha fatto bene, mi sono sentita protetta, amata, consolata, unica; non mi sono mai sentita sola.
Questa è la mia esperienza del terremoto, certo abbiamo vissuto tanta angoscia e paura questo non lo nego, ma abbiamo anche vissuto momenti importanti che ci hanno dato la forza di andare avanti, la forza di andare avanti, la forza di vivere come quel proverbio che dice l’unione fa la forza di crescere, di amare, di comprendere, di superare ogni ostacolo, di calmarti, di sorridere……..di ritornare ad essere felice.  --
Autore: Maura Casalicchio