Questo secolo, il XXI socialmente si presenta come il secolo delle paure molteplici per i cittadini dei paesi più avanzati; si teme la morte individuale e si cercano soluzioni le più stravaganti.
E' per legge naturale, chi ha paura incontra sempre l’evento negativo che lo colpisce. E’ un poco come nella canzone “Samarcanda “ di Vecchioni: un soldato scappa dalla morte che incontra nella città e va a Samarcanda dove la morte gli dice “ti aspettavo qua e non nella città da cui sei fuggito”.
Ci auguriamo che questa canzone non si realizzi per nessuno, ma la paura non fa ragionare e trovare, in un istante, la soluzione giusta. No, la paura ti fa solo scappare e scappando si cade in un pericolo peggiore.
E dobbiamo dire che la popolazione di questo secolo ha paura quasi di tutto.
Ha paura del cibo, che nei paesi avanzati è più che abbondante. Ci si inventano diete di tutti i tipi che durano solo finché la moda li sostiene e non salvano dai pericoli per la salute. Si guarda con attenzione alle scadenze segnate sulle confezioni senza ragionare se le date sono poste per far vendere di più ai produttori o per un reale pericolo di alterazione che normalmente è rilevabile organoletticamente. Si guarda alla composizione perché alcune sostanze sono indicate come pericolose anche se per anni senza epidemie o morti conseguenti si siano consumate. Poi si guarda alle presunte capacità miracolose di frutti, erbe e estratti di piante originarie in altri continenti.
Tutto questo è fuga per la paura, da quello che il ragionamento ci può consigliare: mangiare e bere con moderazione, ricordarsi di semplici accertamenti merceologici sempre validi, sperimentare anche cose nuove senza credere a fantasiosi impossibili effetti.
Si dovrebbe poi ragionare per scegliere, su una serie di variabili: quali il terreno da cui viene il cibo; il perché i cibi attuali più naturalmente deperibili si conservano lungamente freschi ed apparentemente sani; sul tipo dei materiali dove sono racchiusi, ecc…, cosa che magari un app futura saprà dirci, ma che oggi non potendo dare risposte a tutte queste variabili, dobbiamo usare prudentemente, il sistema della sperimentazione.
Altra paura è quella delle malattie e si cerca di evitarle attraverso una cura estrema della persona che diventa così negativa, perché il nostro corpo è ricoperto e vive in mezzo a miliardi di bacilli la cui maggioranza ci aiuta a vivere e a resistere ai malanni. Però non si teme di ricoprirsi il corpo con tatuaggi, quasi sempre incancellabili, di cui capiamo l’innaturalezza ma non conosciamo le conseguenze. Poi il ricorso a pozioni magiche che ci rendono la pelle fresca e bella e sempre giovane; ma che tristezza vedere anziani e anziane ultraottantenni simili a mummie.
Regna poi la paura nei confronti di tutti gli altri esseri umani che ci circondano, e in particolare dei diversi per il colore della pelle o per etnia. Vengono ingigantiti episodi di violenza che hanno una frequenza statistica minore di quella degli incidenti stradali, così si semina e cresce un odio verso questo prossimo, odio che danneggia la società, l’economia e la cultura e colpisce quindi tutta la collettività sociale.
Si giustifica questa paura con il sacro principio della appartenenza ad una nazione o a una razza, ma da incolti della storia dei popoli, non si tiene conto che la nazione è solo un concetto politico che può cambiare confini e popolazione e che da millenni non esiste una razza o un etnia che non abbia cromosomi di cento altre etnie e razze per gli incroci che si sono avuti pacificamente o per invasioni belliche.
Si ha paura di parlare alle persone che si incontrano, magari dicendo semplicemente “permette”, “scusi “, “buon giorno o buona sera”, “grazie” o “arrivederci “. E questa paura porta a dire: “io penso a me “ o peggio “non mi importa di quello che succede agli altri “ o alla frase criminale “non mi importa se dalla mia azione nasce un danno per gli altri”.
E questo fuggire il sociale fa nascere il bisogno di avere un animale domestico, possibilmente un cane piccolo, che non sporca ne mangia tanto, da umanizzare come amico sicuro che non ci criticherà mai, che farà sempre quello che vogliamo e che quando sta per morire lo affidiamo ad un veterinario perché lo sopprima, e da pessimi amici degli animali, ci allontaniamo da lui quando agonizzerà e ci cercherà, perché non vogliamo essere impressionati dalla sua morte.
Si ha paura della scienza vera, che nel secolo precedente e in questo secolo sta compiendo passi da gigante, e la si contesta spesso affidandosi a “sciamanni” senza scrupoli che vendono “elisir di bella vita” e gridano “all’untore” accusando la scienza di danni inverosimili all’umanità, quando di danni concreti sono loro i portatori.
Si ha paura dei legami duraturi sentimentali e sessuali; non ci si sposa per paura di come sarà il futuro di una coppia, non si fanno figli per la paura dei sacrifici, e dei doveri che un figlio comporta. Ma non si capisce che questa paura porta alle persone una vita infelice e ad una lenta estinzione di una popolazione e la sua sostituzione con altra popolazione.
Forse tutta questa paura è l’eredità dei loro genitori e nonni che hanno passato l’ultima guerra e la grande minaccia dello scontro nucleare. Ma nonni e genitori non hanno mai messo la testa nella sabbia; hanno saputo affrontare e superare le difficoltà della guerra e del dopo guerra e possiamo dire che la seconda metà del XX secolo è stata eccezionalmente ricca di ideologie e quindi di speranze che si sono incontrate e scontrate con passione e senza paura.
Ma non esiste crisi che non porti a nuovi equilibri.
Infatti la classe giovanile dei nuovi ventenni sembra diversa dai loro padri e madri.
A loro un consiglio: credete nei grandi sogni e lottate per la loro realizzazione: cercate di realizzare una società più giusta; non ricusate i diversi da noi; non siate giudici ma analisti della realtà che ci circonda; sentitevi cittadini del mondo; entrate nei processi di evoluzione scientifica non da alunni ma da partecipanti; ricordatevi che la “Politica” come “governo della collettività” è una" necessità" anche se ha i difetti che abbiamo anche noi.
Diffidate di chi dice troppo spesso la parola "Popolo ": è una persona o un partito che non conosce e non ama il Popolo. Sena la "Politica"e il confronto e scontro di idee c'è solo un imbarbarimento sociale e il caos dell’anarchia che porta sempre ad una dittatura.
Gli ostacoli per questo futuro sono tanti, ma è bello combattere con l’ingegno. operando tutti i giorni per realizzare il sogno di un futuro sempre più migliorabile.