Lettera di Emanuel Cp.
Non si nasce anziani ma lo si diventa e spesso si sopravvive in difficoltà diverse, alcune veramente difficili da sopportare.
Col tempo anche il nostro cervello e la nostra volontà si perdono in un “senza tempo” che rendono il giorno sempre più corto: ci si sveglia di mattina ed è già venuta la sera.
Il riposo non è più riposo tempratore ma un “non luogo” dove ci si scivola senza neanche accorgersene, sovrastati da immagini di altri nostri tempi e di altri nostri ricordi.
L’unico tesoro che abbiamo dentro di noi è l’esperienza che abbiamo acquisito in vita; esperienza positiva o negativa, personale ed universale ad un tempo.
Non so se possiamo chiamare questa esperienza: saggezza; talora lo è, talora no, ma di certo è utile conoscere l’esperienza, i ricordi della vita e i risultati raggiunti o non raggiunti per tutti i giovani e i meno giovani perché, chi ascolta queste storie acquisisce una esperienza indiretta di cui può farne buon uso per se e per gli altri. Storie che sono più universali e reali di molti romanzi.
Ogni volta che accade un epidemia naturalmente le vecchie generazioni sono chiamate per prima ad esserne vittime, abbassandosi così le speranze di vita.
Ma una cosa bella è che la morte non fa paura; o meglio diciamo che la morte spaventa tutti coloro che la vedono vicina. Ma dalla paura si passa al dolore non perché si lascerà questo mondo, ma per le persone che lasciamo, a cui non possiamo più dare il nostro pensiero premuroso ed affettuoso. Cominciamo così ad abituarci alla nostra fine e alla solitudine che la fine di un viaggio in compagnia ci da. Pensiamo che saremo ricordati da chi ci ha voluto bene e che abbiamo amato, ma ci auguriamo che il dolore dei nostri cari non sia duraturo perché vogliamo per loro la felicità, perché l’amore è tale quando si è felici, e ricordiamo a nostra volta i cari che ci hanno lasciato.
Chi di noi crede nella vita eterna al di là della morte, pensa che potrà dall’aldilà stare vicino ai propri cari e aiutarli nel cammino della vita se a loro volta i nostri cari ci ricorderanno. E di certo crede in Dio, il nostro creatore e spera che il giudizio su di lui di Dio sarà misericordioso. Questo è il più bello stato d'animo dell'anziano.
Chi di noi è curioso si domanda che troverà nell’aldilà. Chi ha commesso dei crimini può darsi che si voglia pentire, ma spesso non sente il peso delle colpe commesse e non guarda ne dentro di se, ne intorno a se, ma pensa solo che per lui è importante non morire.
Quasi tutti guardandosi allo specchio non si riconoscono più, allora c’è chi rifiuta quella immagine e la sostituisce con l’immagine che ha di se di anni prima, oppure chi specchiandosi capisce che il tempo sta per finire cerca di ridicolizzare quella immagine oppure di mascherarsi con tanti trucchi che finisce di essere una maschera tragicomica.
Comune a tutti è un maggior pensiero per se stesso e per difendersi dai propri mali o affanni che porta ad estraniarsi dal proprio mondo che si guarda dal di sopra o da lontano.
E come è il mondo delle persone che contornano l’anziano ?
Oggi abbiamo situazioni diverse dettate dalla trasformazione dello sviluppo della società. Nelle società più semplici è un evento naturale che non commuove ma si rispetta e vuole un suo cerimoniale dettato dalla natura.
Nelle società più complicate vi è un momento di tristezza anche se non si conosce l’anziano ma si corre sempre più velocemente, e si sostituisce il pensiero di chi ci lascia, con il pensiero delle esequie da organizzare e poi post esequie, ritorna in misura diversa il ricordo del defunto secondo i ricordi che abbiamo di lui.
Per la verità oggi i cimiteri non sono frequentati come anni fa, non solo nel giorno dei defunti ma anche in tutto l’anno. Si corre, si corre e il tempo che si ha si fa sempre più impegnato.
La civiltà attuale sta passando dalla fase tumulazione alla fase incenerimento, ma a differenza dei nostri antenati che le ceneri gelosamente conservavano in urne, si pensa alla loro dispersione in riti che non rispettano la natura, ne rispettano l’antica pietas per i defunti. Purtroppo a volte queste dissacranti dispersioni sono suggerite da colui che è morto, ma che forse era solo disperato quando le ha suggerite.
Chiuderei questo tentativo di descrivere l’atteggiamento degli anziani vicini alla morte ricordando un episodio avvenuto nel fiammingo Brabante di una signora di 90 anni, Susanne Hoylaerts che in pieno coronavirus, colpita dal male, ha rifiutato la ventilazione dicendo “Usatela per i pazienti più giovani. Ho già avuto una bella vita”.
Ecco la saggezza degli anziani espressa in queste parole. Si noi anziani abbiamo già vissuto una vita, una vita normale con gioie e dolori, possiamo andarcene senza drammi lasciando che chi è più giovane di noi possa essere curato meglio ed avere una vita lunga come la nostra.