Draghi, un grande economista, ma debole statista. Draghi, è riconosciuto, giustamente, in tutto il mondo come un maestro della nuova economia per un mercato che superando vecchi schemi, tiene conto della realtà che la tecnologia impone alla produzione e al mercato, e la necessità che lo Stato sia l’arbitro sul mercato
Ma come statista lascia a desiderare! Quale grande statista europeo ha mai posto condizioni irreali per trattare e ottenere risultati utili, dopo aver deciso di distruggere l’avversario con condizioni economiche strangolanti ?
Alla fine della prima Guerra Mondiale, purtroppo, lo hanno fatto i capi di governo Clemenceau (Francia) e L.George(Inghilterra) ponendo condizioni economiche di risarcimento pesantissime e annessione e smembramento di territori alla Germania, causando, miseria e povertà più profonda negli stati europei perdenti e favorendo la nascita del nazismo e del fascismo.
Ma l’unico vero statista dell’epoca, il Presidente repubblicano degli Stati Uniti, Wilson, indicò 14 punti molto ragionevoli e sopportabili e sul commercio, precisamente l’opposto delle attuali sanzioni.
Se si vuole che cessi un aggressione militare si deve scegliere: fra una guerra totale fra le parti oppure aprire un tavolo di trattativa. Nel secondo caso si porge un sofferto ramoscello di pace cominciando proprio dalla parte economica a cui tutti sono sensibili, cioè togliendo le sanzioni commerciali come aveva indicato il Presidente Wilson.
Lei sa, da buon economista, che i provvedimenti economici varati o da varare del suo Governo sono palliativi, che non evitano la crescita della povertà in Italia ed in Europa per il breve e medio periodo, e che la sola strada per salvare le popolazioni europee, gli ucraini e i russi, dall’impoverimento, è far finire la guerra il più presto possibile e ridare in tutto il mondo la libertà al commercio e quindi allo sviluppo economico.
Un vero statista sa che stringere la mano all’avversario peggiore e trattare senza insultare o minacciare, gli permetterà di ottenere risultati utili per la pace duratura. E che non conta un territorio in più o uno in meno, che col tempo potrà ritornare a chi è legato.
E ricordiamoci che l’Italia non si è fatta con i moti del Risorgimento o con lo sbarco dei Mille, ma con i tavoli di trattative a livello globale dell’epoca.
Draghi, un grande economista, ma debole statista. Draghi, è riconosciuto, giustamente, in tutto il mondo come un maestro della nuova economia per un mercato che superando vecchi schemi, tiene conto della realtà che la tecnologia impone alla produzione e al mercato, e la necessità che lo Stato sia l’arbitro sul mercato
Ma come statista lascia a desiderare! Quale grande statista europeo ha mai posto condizioni irreali per trattare e ottenere risultati utili, dopo aver deciso di distruggere l’avversario con condizioni economiche strangolanti ?
Alla fine della prima Guerra Mondiale, purtroppo, lo hanno fatto i capi di governo Clemenceau (Francia) e L.George(Inghilterra) ponendo condizioni economiche di risarcimento pesantissime e annessione e smembramento di territori alla Germania, causando, miseria e povertà più profonda negli stati europei perdenti e favorendo la nascita del nazismo e del fascismo.
Ma l’unico vero statista dell’epoca, il Presidente repubblicano degli Stati Uniti, Wilson, indicò 14 punti molto ragionevoli e sopportabili e sul commercio, precisamente l’opposto delle attuali sanzioni.
Se si vuole che cessi un aggressione militare si deve scegliere: fra una guerra totale fra le parti oppure aprire un tavolo di trattativa. Nel secondo caso si porge un sofferto ramoscello di pace cominciando proprio dalla parte economica a cui tutti sono sensibili, cioè togliendo le sanzioni commerciali come aveva indicato il Presidente Wilson.
Lei sa, da buon economista, che i provvedimenti economici varati o da varare del suo Governo sono palliativi, che non evitano la crescita della povertà in Italia ed in Europa per il breve e medio periodo, e che la sola strada per salvare le popolazioni europee, gli ucraini e i russi, dall’impoverimento, è far finire la guerra il più presto possibile e ridare in tutto il mondo la libertà al commercio e quindi allo sviluppo economico.
Un vero statista sa che stringere la mano all’avversario peggiore e trattare senza insultare o minacciare, gli permetterà di ottenere risultati utili per la pace duratura. E che non conta un territorio in più o uno in meno, che col tempo potrà ritornare a chi è legato.
E ricordiamoci che l’Italia non si è fatta con i moti del Risorgimento o con lo sbarco dei Mille, ma con i tavoli di trattative a livello globale dell’epoca.